Lettera ad ONU Italia
Egregio
dottor Zampaglione, egregia
Redazione ONU Italia,
Mi
chiamo Donato Maglio ed ho trentasette anni, sono italiano e residente in
Puglia, in provincia di Lecce. Sono un ricercatore e storico indipendente
dell’Olocausto e della Shoah e, negli anni, ho pubblicato alcuni studi sulla
Seconda Guerra Mondiale e sulle violenze perpetrate dai regimi totalitari nella
prima metà del novecento. È la prima volta che vi scrivo e, mentre cerco di
mettere nero su bianco i miei pensieri, mi chiedo se stia facendo qualcosa di
sbagliato; la risposta che traggo, da tutto questo, è che non è mai un errore
quando, nell’umiltà e nella semplicità, ci si adopera per il bene della verità
e per quel senso di giustizia verso il prossimo. Nel mio agire non dimentico
mai la carità, virtù cristiana che non deve venir meno nell’essere umano. In
tutto questo mi danno un grande aiuto, in comunione di intenti, tre amici e
collaboratori, il professor Raffaele Danese docente di storia e filosofia, il
dottor Lorenzo Ingusci linguista, ricercatore e studioso di storia del novecento e la
dottoressa Katia Re giornalista e ricercatrice, con i quali sottoscrivo questa
lettera. È proprio con loro, è proprio grazie al loro contributo che vi scrivo
quest’oggi con la sola intenzione di gridare pacificamente lo sdegno e l’opposizione a questa guerra ingiusta
mossa da un gruppo di uomini al potere, in Russia, contro un popolo, quello
ucraino, con una propria tradizione, indipendenza linguistica, culturale e
religiosa. Così come avvenne più di ottant’anni fa quando Stalin riuscì a
creare la grande Unione Sovietica annettendo Stati indipendenti, autonomi in
cultura e tradizione come Lettonia, Estonia, Lituania, Crimea e Bielorussia, senza
accennare all’occupazione di tutti gli altri Stati europei dopo la Seconda
Guerra Mondiale, oggi lo “zar” Putin sta facendo ripiombare la nazione ed il
popolo russo, nella stessa situazione del passato trovando, ogni “buona” giustificazione,
per attaccare e schiacciare popoli che vivono democraticamente. La storia più
buia per l’umanità si sta ripetendo. E’ mia abitudine ripetere, durante i miei
incontri, soprattutto alle giovani generazioni che sono il fulcro centrale
della società europea e mondiale, che nasciamo tutti dalle ceneri e dalle
rovini delle camere a gas di Auschwitz e, in virtù di questo fare in modo che, da
quelle ceneri e quelle rovine si possano costruire piccole e grandi realtà,
fondate sull’amore e sul rispetto. In questi giorni, è sotto gli occhi di tutti
che, quelle ceneri e quelle rovine non hanno insegnato nulla, vista la
recrudescenza dell’odio e della violenza. Tutto il mondo è in ansia ed è
testimone, diretto ed indiretto, della guerra e delle vittime che questo conflitto
sta portando, di bambini e donne stipati in rifugi antiaereo o in profonde
metropolitane al freddo, con il rischio di malattie, di carenza di cibo, di
molti poveri innocenti che scappano dall’assedio, saltati in aria su mine
nascoste in terra e colpiti con razzi anticarro. Con la guerra, chi ne paga le
conseguenze peggiori, sono donne, uomini e bambini innocenti che hanno solo la
colpa di esser nati. Per questo e per
tanto altro non si può essere indifferenti. Io ed il mio gruppo di
collaboratori non possiamo rimanere indifferenti. La Senatrice Liliana Segre ha
detto che “L’'indifferenza racchiude la
chiave per comprendere la ragione del male, perché quando credi che una cosa
non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c'è limite all'orrore. L'indifferente
è complice. Complice dei misfatti peggiori”. Pur essendo consapevoli delle
nostre limitate capacità e competenze nel poter intervenire nella situazione di
odio e di violenza che imperversa nell’est Europa, abbiamo colto l’invito che
risuona da giorni, senza sosta, in televisione, per radio e nei giornali per il
quale “ognuno di noi deve fare la
differenza” con ogni strumento a disposizione per suscitare, in chi detiene
le redini degli equilibri mondiali, sentimenti di pace, con i soli mezzi della
diplomazia, per porre fine a questa inutile guerra-carneficina. In conclusione di questa lettera che
denuncia tutto l’orrore e la violenza di questi giorni nelle zone dell’est Europa,
noi ricercatori e professori animati da buona volontà, soffrendo moralmente da
un luogo dove regna una pace apparente, abbracciamo virtualmente chi piange ed
è disperato e auspichiamo che il conflitto in atto possa terminare presto,
senza condizione alcuna alla pace.
Cutrofiano,
San Cassiano, Nardò, 10/03/2022
In Fede
Dottor Donato Maglio
Professor
Raffaele Danese
Dottor
Lorenzo Ingusci
Dott.ssa
Katia Re
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